Capodanno in Giappone

Il Capodanno giapponese (Shōgatsu 正月) è diventato famoso in tutto il mondo grazie alla sua storia, ai suoi significati e al suo sviluppo.
In questo articolo andremo alla scoperta della cultura del ganjitsu 元日, il primo giorno dell’anno, così come viene festeggiato a Tokyo. Inoltre, vi consigliamo di leggere questa guida ai festeggiamenti del capodanno giapponese

Alcuni tratti generali del Capodanno in Giappone

Capodanno Giappone Watabi

Il Capodanno giapponese cade sotto la nozione di nenjūgyōji. Tradurre questo termine in italiano è complesso ma, per comprenderne la portata, basterà ricorrere al nostro significato di “evento annuale” caricandolo di un significato più sacro e al contempo civile.

Infatti, quello che oggi viene celebrato in Giappone, è la risultante di queste tre influenze:

  • arcaiche;
  • civili;
  • di corte.

Nella prossima sezione analizzeremo più nel dettaglio l’evoluzione e l’incontro di questi tre aspetti.

Il Capodanno giapponese tra aspetti sacri, civili e di corte

Il Capodanno in Giappone è suddivisibile in tre grandi fasi:

  • la fase preparatoria;
  • il primo giorno dell’anno;
  • la fase conclusiva, che in genere si esaurisce nei primi quindici giorni di gennaio.

Per quanto riguarda le preparazioni dell’ōshōgatsu, questa fase prende le mosse già nel mese di dicembre. In questo periodo, i giapponesi si apprestano soprattutto ai rituali di purificazione, tra cui:

  • pulizia della casa (hakizome): si provvede a liberare gli spazi domestici dello “sporco” accumulato durante il corso dell’anno;
  • preparazione delle decorazioni da porre all’ingresso di casa: famosi sono i kadomatsu di pino posti all’ingresso delle case e gli shimenawa, festoni realizzati con corda di paglia.

Già questi elementi dovrebbero farci comprendere l’importanza del Capodanno giapponese, che pare essere finalizzato ad accogliere un (ormai arcaico) dio dell’anno, caratterizzato da aspetti agricoli. E non è certo un caso che l’alimento tipico preparato nelle case dei giapponesi è il mochi, la focaccia a base di riso bollito e pestato.
Legato all’aspetto sacrale è il rito di purificazione della casa importato direttamente dai santuari shintoisti. Questa pratica si esegue nel corso del setsubun, l’ultimo giorno dell’anno, e prevede il lancio di fagioli nei diversi ambienti domestici gridando “fukuwa uchi oniwa soto”, un invito alla fortuna ad entrare in casa dopo aver cacciato i demoni.
Se questo è il nucleo sacrale del Capodanno celebrato in Giappone, è vero anche che su di esso si sono strutturate delle forme rituali con intenti eterogenei. In linea di massima, possiamo dire che da Tokyo si è diffuso il gusto per un capodanno più festivo, in cui si celebrano valori civili come il concetto di rinnovamento e il rinsaldamento sociale.
Si spiegherebbero così le pratiche del wakamizu nei primissimi giorni del nuovo anno. I coniugi, a mezzanotte, si recano presso il pozzo per prelevare la nuova acqua, che verrà poi impiegata per l’offerta all’altarino domestico shinto e usata per la preparazione dello zenzai, un dolce tradizionale.

Ugualmente impregnata di “nuovo inizio” è il primo pellegrinaggio (hatsu mairi) presso il tempio buddhista o il santuario shintoista.
Alcune consuetudini che tutt’oggi fanno parte dei festeggiamenti del Capodanno in Giappone hanno invece un’origine nobile. Tra queste, l’abitudine delle ragazze di giocare per strada con le hagoita, le speciali racchette di legno, deriva dagli ambienti opulenti della corte cinese.
Stessa importazione per la pratica delle otakara-e, la composizione di poesie da parte dei membri della famiglia mediante l’aiuto di speciali carte da gioco. Questo rituale affonda le sue origini nella “prima scrittura” di corte.

Il Capodanno giapponese in tavola

Toshikoshi-soba Watabi

Anche le pietanze consumate nel corso delle festività del capodanno hanno un forte connotato simbolico.
Durante la cena dell’ōmisoka, che precede il primo giorno del nuovo anno, a Tokyo si prepara il toshikoshi-soba. Questo piatto con noodles di grano saraceno è augurale del nuovo anno perché al suo interno si trovano i kanji di “anno” (toshi) e “venire” (koshi).
La mattina del giorno di capodanno in Giappone si sorseggia il fukucha, un tè verde agrodolce a base di prugna.
Nel corso della giornata, invece, ci si vizia con gli osechi, una selezione di piatti tipici del capodanno. Tra questi, il daidai, un arancio amaro, il datemaki, una frittata dolce a base di pesce, il kazunoko, l’uovo di aringa, e la preziosa zuppa zōni accompagnata da mochi.