Cosa fare quando si rischia di perdere l’anno a scuola

Essere bocciati è sempre una notizia che fa andare nel panico, ma perché?

Molto è da ricercare nel valore che si dà al fallimento, che è una dinamica della nostra cultura occidentale. In effetti quello che si fa a scuola non sempre rispecchia quello che poi succede nella vita lavorativa, anzi molte volte sono i ragazzi che sono fuori dagli schemi scolastici quelli che raggiungono i risultati migliori sul lavoro e riescono ad avere posti di rilievo nel lavoro. Un po’ dipende dalla nostra struttura scolastica che è fatta molto di teoria: non insegna questioni fondamentali quali possono essere la capacità di sviluppare il problem solving, quello che una volta si chiamava l’arte di arrangiarsi, materia non contemplata a scuola.

Con questo non bisogna prendere sottogamba l’impegno scolastico che ha un valore educativo alla dedizione costante anche in cose che possono non interessare: si impara un po’ a sforzarsi passando attraverso cose poco piacevoli per raggiungere i risultati sperati.

Quando temiamo di perdere l’anno ci sono due approcci da seguire. C’è da pensare al lato psicologico e anche al lato pratico. Le due questioni sono ovviamente correlate tra loro. La reazione umorale del ragazzo, ma anche dei genitori, faranno propendere per una scelta pratica piuttosto che un’altra che si può concretizzare nell’interrompere gli studi, cambiare il percorso scolastico o insistere nella stessa direzione. Il tutto dipende anche dalla classe cui è iscritto il ragazzo. Se la bocciatura arriva nella scuola dell’obbligo è un segnale importante e non è bene mettere la testa sotto la sabbia. Sicuramente non è facile dimenticare le speranze riposte nel proprio figlio, ma occorre prendere atto che non è fatto per lo studio e far capire al ragazzo che è opportuno che prenda una strada scolasticamente meno faticosa e, soprattutto, aiutarlo a scoprire i suoi talenti in modo che possa essere soddisfatto dalla sua vita. Educando loro stessi, i genitori trasmetteranno automaticamente questi pensieri anche al figlio che sarà più propenso a trovare una soluzione anziché piangersi addosso.

Se la bocciatura arriva nella scuola superiore, occorre fare un esame delle motivazioni. Può essere una semplice mancanza di impegno, che a sua volta può derivare dal periodo dell’adolescenza oppure derivare da una mancanza di interesse nelle materie trattate. Può essere un problema di scelta nella scuola oppure può essere un motivo più generale: la risposta è da individuare con il ragazzo. Meglio sarebbe incoraggiare lo studente a capire da solo la ragione e lasciare che sia lui a trovare la sua strada. A tutto questo si aggiungono motivi pratici che hanno anche dei risvolti economici per i quali è bene responsabilizzare l’interessato.

La punizione per la mancata promozione non è un dovere: ogni genitore conosce il proprio figlio ed è in grado di stabilire cosa è più efficace per stimolarlo. A volte, la mancanza di castigo e la comprensione stimola una presa di coscienza del ragazzo, altre volte invece è necessario per scatenare una reazione nello studente.
La cosa fondamentale è sempre pensare di portare il ragazzo a diventare adulto e compiere il difficile ruolo di prendere decisioni senza sapere a priori l’esito. Meglio cominciare il prima possibile a far sì che sia autonomo in modo che sia già allenato quando incontrerà decisioni più difficili.

Se è sufficientemente grande, un’idea dopo la bocciatura è cercare che si trovi un’occupazione durante i mesi estivi in modo che possa mettersi alla prova in un modo diverso. Questo non sempre dà il risultato che i genitori si aspettano ma, certamente, aiuta l’adolescente a fare un’esperienza attraverso la quale si può conoscere meglio, apprendendo quali sono i propri limiti e i propri punti di forza.

Al di là di quello che siamo stati educati a pensare, chi si trova di fronte al problema della bocciatura lo vive male, anche se è il più bullo e spavaldo dei giovani, proprio per la questione sociale di essere stato giudicato negativamente da chi ha potere su di lui. Il senso di incapacità è tanto più forte quanto più in passato lo studente ha collezionato successi: un momento di difficoltà capita a tutti e imparare a gestirli invece che rifiutarli è la scuola migliore per il futuro.

L’insoddisfazione può sfociare in gesti irreparabili e, per questo, occorre agire con intelligenza e cercare, prima di tutto di far parlare il ragazzo.
Nell’ascolto del proprio figlio si trova la chiave di cosa occorre fare.