Università e lavoro, rapporto aggiornato al 2021

Quando si parla di università e lavoro, si sente dire di tutto e il contrario di tutto. E’ vero, alcuni corsi di laurea sono notoriamente efficaci per una futura occupazione, come ad esempio medicina o ingegneria, mentre con altri è più difficile trovare un lavoro stabile. Ma la verità, come sempre, la fanno i dati: ecco quindi uno spaccato della condizione occupazionale dei laureati italiani aggiornato con i dati più recenti.

I dati arrivano dall’ISTAT, l’istituto italiano di statistica, che raccoglie e organizza i numeri dei laureati italiani in un’interessante pagina archivio. Qui si può notare innanzitutto una cosa molto interessante, ossia per chi sceglie di frequentare università affini al gruppo insegnamento e al gruppo giuridico, più del 30% lavorano avendo iniziato prima del consegumento del titolo, percentuale che sale soltanto di 10 unità per il gruppo insegnamento (in particolare dal 32.4% al 42%), ma non è nulla in confronto ai 2.1 punti percentuale del gruppo giuridico, dal 34% al 36.1%.

Unico gruppo di studi che si comporta in modo opposto è il quello della difesa e sicurezza: da 51.8% di studenti che lavorano avendo iniziato prima del consegumento del titolo, si passa al 40.8% di persone che lavorano dopo aver conseguito il titolo, dopo anni di studio facilitato da social, tecnologie e siti web di scambio appunti universitari come https://www.unidocs.it

Dall’altro lato, i corsi più utili per una ricerca di uno sbocco futuro dopo la laurea sono medicina, con il 72.8% di studenti che lavora avendo iniziato dopo il consegumento del titolo, e ingegneria, con il 65.8%. Ma attenzione: questo però non significa che, rispettivamente, il 27.2% dei medici e il 34.2% degli ingegneri è disoccupato: occorre aggiungere anche la percentuale di coloro che lavorano avendo iniziato prima del conseguimento del titolo, rispettivamente il 12.8% e il 9.3%, portando le percentuali di occupati di medicina e ingegneria rispettivamente all’85,6% e al 75,1%.

Occupazione e contratti

Parliamo adesso del tipo di occupazione. Lo studio ISTAT testimonia che il tipo di lavoro prediletto dai laureati è il classico contratto a tempo indeterminato, conseguito dal 36.2% dei laureati italiani. Segue il contratto a tempo determinato, con il 25.6% dei laureati, e a ruota la libera professione, con il 16% dei laureati. A parte, occorre considerare un 10.5% di assegnisti di ricerca e un 11.6% di prestatori d’opera occasionale.

Ma più importante del tipo di contratto conseguito, è la soddisfazione sul lavoro. D’altronde non si vive di solo pane: nello studio ISTAT, al campione analizzato è stato chiesto di dare un voto in scala da 1 a 10 alla loro soddisfazione lavorativa, sulla base di alcuni parametri. Qui i dati si fanno interessanti: la soddisfazione per le mansioni svolte ottiene un buon 7.6, mentre la soddisfazione per il grado di autonomia è di 7.7 e la soddisfazione per le possibilità di arricchimento professionale è di 7.1. I voti buoni finiscono qui, ci sono una serie di sufficienze striminzite (soddisfazione per l’utilizzo delle conoscenze acquisite all’università 6.4, soddisfazione per le prospettive di stabilità e di sicurezza del lavoro 6.2 e soddisfazione per il trattamento economico 6.1), mentre per i laureati è insufficiente la soddisfazione per le possibilità di carriera, con un pessimo 5.8.

I guadagni per gruppo di laurea

Chiudiamo l’analisi dello studio ISTAT relativo ai laureati italiani con un’indicazione sul reddito medio. Il corso di laurea che permette guadagni più elevati è senza dubbio quello relativo alla difesa e sicurezza, con 1950 euro di stipendio medio. Seguono i medici con 1550 euro, gli ingegneri con 1517 euro e il gruppo economico statistico, con 1408 euro. Dall’altra parte, i gruppi di laurea che consentono ai loro laureati i guadagni più bassi sono il gruppo psicologico e il gruppo educazione fisica, entrambi fanalino di coda di questa speciale classifica con 800 euro mensili in busta paga.